SGUARDI di un certo genere è un laboratorio permanente tra performance e arti visive rivolto ad adolescenti e giovani, che esplora pratiche di consapevolezza delle immagini e dei corpi in un’ottica femminista e intersezionale.

Il progetto, nato nel 2015 come laboratorio teatrale per adolescenti degli spazi giovanili del Comune di Bergamo, è dal 2017 una co-progettazione di
Immaginare Orlando e Bergamo per giovani, servizio delle politiche per giovani del Comune di Bergamo. Dal 2018 SGUARDI di un certo genere è co-condotto da Lucio Guarinoni, dramaturg, regista e formatore e Sara Luraschi, artista visiva e formatrice. Ad accompagnare il percorso una figura educativa dello staff di Bergamo per giovani che si occupa della cura del gruppo e di monitorare le persone in situazione di fragilità.

Il gruppo è aperto a tutte le persone adolescenti e giovani che vogliono fare arte in modo partecipato e collettivo e accrescere la propria
consapevolezza identitaria e di genere. Nel corso degli anni abbiamo scelto di mantenere dei gruppi definiti e stabili nel tempo per far sì che i processi formativi e la ricerca artistica del gruppo si potessero approfondire e consolidare. Per questo motivo Sguardi ha avuto due nuclei di partecipanti, il primo tra il 2018 e il 2021 e il secondo dal 2022 ad oggi, con la possibilità di accogliere ogni anno nuove persone. 
In questi anni il progetto ha accolto circa 70 adolescenti e realizzato due installazioni video-fotografiche, un podcast, sette performances live, un film documentario.
LUCIO GUARINONI
Sono un dramaturg, regista, autore e formatore teatrale. 
Indagare le questioni di genere con adolescenti è da sempre al centro del mio lavoro nelle arti performative, sia nella produzione di spettacoli rivolti anche a un pubblico giovane, che nella realizzazione di progetti di arte partecipata.
Per Immaginare Orlando coordino i progetti formativi nelle scuole e sul territorio. Collaboro con l'artista Sophie Hames e con la compagnia Mon coeur de bois e dal 2022 sto esplorando il mondo drag.
SARA LURASCHI 
Sono un’insegnante di storia dell’arte, una videomaker e una formatrice. 
Ho realizzato diversi documentari, videoclip e cortometraggi come regista e curato laboratori di educazione alle differenze e di produzione artistica e in particolare audiovisiva in ambito scolastico ed extrascolastico.
Come videomaker ho lavorato perlopiù nell’ambito del terzo settore e della cultura. Collaboro con l’associazione Immaginare Orlando come parte della programmazione cinematografica del Festival e come formatrice.
METODOLOGIA E ISPIRAZIONI
Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, un dramaturg teatrale e una videomaker, abbiamo provato ad accostare i nostri linguaggi artistici per metterli a disposizione di un gruppo di persone adolescenti che avevano delle domande sulla loro identità e che cercavano uno spazio dove farle crescere e respirare.
Nel tempo la pratica dell’accostamento (di immagini, movimenti, parole) è diventata una metodologia di lavoro per far dialogare i mondi e per indagare quella soglia che si genera “tra” una cosa e l’altra e sostare in quello spazio creativo. Fonte primaria di ispirazione in questo è stata l’artista Roni Horn e i suoi autoritratti accostati in A.K.A.
A partire da quella suggestione abbiamo continuato ad utilizzare alcune forme generate da artist* visiv* e performativ* trasformandole in pratiche educative e formative. 
Ciò che ci caratterizza come gruppo e come conduzione è il dialogo continuo tra le immagini e i corpi. Dal punto di vista del processo questo si traduce in un movimento a spirale che parte dal corpo, arriva alle immagini e poi torna al corpo: osservare le immagini è un modo per incorporarle nei gesti e nei movimenti del corpo e muovere il corpo è un modo per poter osservare diversamente le immagini. La parola entra in questo dialogo come un terzo elemento ibrido tra corpo e immagine.
Nel concreto della pratica alterniamo sempre momenti di lavoro e confronto collettivo a momenti di ascolto, scrittura e produzione audiovisiva, individuale o in coppia/piccolo gruppo. Ogni incontro si conclude con un piccolo rito: la produzione di una polaroid che racconti il tempo vissuto insieme in quella giornata.
Solitamente utilizziamo un tempo laboratoriale lungo (da 3-4 ore a una giornata a incontro) e strutturato in termini di attività. Crediamo però fortemente che la creatività e la relazione si generino anche nei momenti destrutturati e per questo creiamo anche occasioni di incontro al di fuori degli incontri calendarizzati.
Come ispirazione in questi anni abbiamo scelto perlopiù artist* donne e queer perché vogliamo dare spazio a sguardi che si collocano ai margini di un mondo culturale ancora troppo spesso dominato da uno sguardo patriarcale, bianco ed eteronormativo.
Alcun* artist* che ci hanno guidato in questo percorso sono: Nan Goldin, Rineke Dijkstra, Lisetta Carmi, Sophie Calle. Ci hanno accompagnato le parole di bell hooks, Audre Lorde, Kae Tempest. 
Crediamo che l’educazione a sguardi plurali passi anche attraverso la molteplicità delle conduzioni: per questo invitiamo artist* e professionist* che si interrogano sulle questioni che affrontiamo per condurre degli incontri e condividere le proprie pratiche e i propri mondi. In questi anni abbiamo ospitato: Elisabetta Consonni, Irene Serini, Sophie Hames (compagnia Mon coeur de bois), La Pota e La Croce (Toilet Club), Zeyn Joukhadar e Matteo Rubbi, Danila Guerini e Guido Federici Steiner.
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